Piano editoriale, ricerca delle fonti di informazione, numero di pubblicazioni sui social... questo e tanto altro con il fondatore di FrizziFrizzi.

Per il mese di ottobre abbiamo scelto come protagonista delle nostre interviste su Periscope, Simone Sbarbati, fondatore di Frizzifrizzi, magazine online di cultura pop di grande successo.

Con lui non potevamo non parlare di contenuti online, di piani editoriali, tone of voice, commenti, e fonti di informazioni…

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Simone, raccontandoci della sua esperienza quasi decennale alla guida di Frizzifrizzi, ci ha confermato che la qualità del contenuto è tutto: non sempre serve una campagna media attiva sui social per creare engagement e un piano editoriale perfetto pensato a regola settimane prima, quando il contenuto c’è ed è valido può anche essere una” pensata dell’ultimo momento.

È il mix di Made in Italy, semplicità e spontaneità a caratterizzare l’atmosfera che si respira tra le pagine online del sito. Sarà questa la chiave del successo di FrizziFrizzi?

Scopritelo nell’intervista, buona lettura!

Da dove nasce un nome particolare come FrizziFrizzi?

La versione ufficiale, totalmente inventata, funziona: io, Ethel Margutti e Francesca Arcuri ci siamo incontrati per dare il via al progetto che già da un po’ immaginavamo — solita scena: cena, vino, chiacchiere — volevamo che avesse un nome con le bollicine, frizzante, poi il codice del colore-base rosa che abbiamo scelto era #FF3366 quindi FF, Frizzifrizzi. Siamo coscienti del fatto che sia un nome piuttosto idiota ma ci piace così. Diciamo sempre che siamo una banda di disadattati, noi fondatori come pure chi collabora con noi.

Quanto è importante seguire un piano editoriale?

Credo sia piuttosto importante avere una sorta di canovaccio; in base all’argomento del sito capire quali saranno gli eventi di cui parlare per una questione di “stagionalità” è fondamentale. Per noi di FrizziFrizzi il piano editoriale viene fatto giorno per giorno; è un po’ questo il fattore del nostro successo, perché è molto spontaneo e credo che venga precipito anche al di fuori il fatto che è tutto veramente poco costruito. Gli articoli li scriviamo 2 o 3 giorni prima della pubblicazione, il tempo di capire come raccontare. Solo le interviste vengono programmate in tempi più o meno lunghi. È tutto sempre molto veloce. Noi crediamo che ci sia una sorta di atmosfera FrizziFrizzi e che venga percepita da chi scrive e dal lettore, che in 9 anni è rimasta quasi sempre la stessa: spontaneità e ingenuità un po’ naiff.

Ci racconti come realizzi il piano editoriale di Frizzifrizzi? 

Noi abbiamo, come tutti i siti, una grande bacheca dove finiscono tutti gli articoli, già pubblicati o bozze (fondamentali per accorgersi quello che fanno gli altri). Siamo in 3 tra i fondatori, ma poi l’ultima parola ce l’ho io che decido cosa va online ogni singolo giorno. E lo decido cercando di mantenere un equilibrio tra tutti gli argomenti che tratto. Negli ultimi giorni siamo un po’ squilibrati e stiamo parlando tantissimo di magazine, ma in generale cerchiamo di dare spazio a tutti gli argomenti e principalmente al Made in Italy, non solo per quanto riguarda la moda ma anche eventi interessanti o progetti. Questo perché siamo nati per dare spazio alle cose interessanti che succedono in Italia e, seconda cosa, molto più banale e strategica, perché sui social parlare di qualcuno italiano genera molte più condivisioni.

Vi scrivono lettori segnalandovi contenuti che potete utilizzare sul vostro magazine, se li usate li ringraziate?

Segnalazioni in sé, ci arrivano, e sono disinteressante, in quel caso ringraziamo. La maggior parte delle segnalazioni arriva direttamente dalle persone che stanno facendo quella tal cosa. Adesso arriva quasi tutto via social, quando prima accadeva via mail. Ringraziamo, non pubblicamente, ma privatamente.

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I diversi argomenti sono indipendenti o meglio integrarli in un piano editoriale coordinato?

I nostri argomenti, sono indipendenti, nel senso che non sono legati tra di loro la maggior parte delle volte. Quando è possibile farlo, in base al materiale che abbiamo a disposizione, il nostro intento è quello di tracciare un sottile filo rosso (che non sempre c’è), che può essere puramente estetico o in grado di creare una storia in sé. Abbiamo fatto giornate speciali nel corso del sito, come la giornata dei bambini o della violenza sulle donne. Cerchiamo di non mettere mai argomenti assolutamente scollegati tra di loro. Un minimo di coordinazione ci vuole, e ce l’abbiamo.

Segui una topic balance o la frequenza dei temi pubblicati dipende solo da ciò che ti interessa o che cattura la tua attenzione?

Cerchiamo di bilanciare il più possibile la pubblicazione dei vari temi, ma per mantenere quello spirito piuttosto spontaneo cerchiamo di pubblicare pezzi scritti non molto tempo prima e su cosa che ci piacciono davvero. La vera costante è cercare di mantenere alta (più del 50%) la quota di notizie riguardanti progetti, artisti, realtà italiane. Non tanto le grandi aziende, che ci interessano poco, quanto piuttosto i piccoli marchi, quelli che fanno autoproduzione, gli artigiani, i brand “d’autore”. L’altra metà sono contenuti frutto della nostra ricerca.

Rilanciate tutti i contenuti del sito su Facebook e in caso sponsorizzate i post?

Li rilanciamo tutti su Facebook, su altri social un po’ meno, come Twitter. Abbiamo attivato due o tre volte campagne di sponsorizzazioni. Di solito non lo facciamo perché cerchiamo di crescere nell’organico.

Per un magazine meglio puntare su contenuti da pubblicare on time il prima possibile o su contenuti sempre ben approfonditi?

Anche in questo caso cerchiamo di fare entrambe le cose. Per un magazine come il nostro è molto importante puntare sulle news. Facciamo spesso approfondimenti, editoriali, reportage e interviste, ma la maggior parte dei contenuti che pubblichiamo sono notizie. Sia perché non abbiamo una redazione da poter far lavorare per tanto tempo sullo stesso contenuto per un approfondimento molto accurato, e sia perché per mantenere la freschezza che ci caratterizza, che abbiamo sempre cercato di non perdere, siamo molto impulsivi sulla notizia: la troviamo, la scriviamo e la pubblichiamo. Oggi succede che il 50% delle notizie lo peschiamo noi, direttamente sui social da persone che conosciamo (poi capita di riceve un comunicato stampa con la stessa notizia due giorni dopo). Questo è molto interessante perché sta in qualche modo facendo saltare dei passaggi e si riuscirà sempre dipiù a comunicare direttamente al pubblico, sorpassando tutti gli stati intermedi, almeno per chi fa ricerca.

In che modo selezioni e gestisci le fonti dalle quali apprendi novità o contenuti particolari? Hai suggerimenti?

Ma negli ultimi tempi sono i social network le mie fonti di informazioni, ma sono anche un avido utilizzatore di Feedly, dove tengo d’occhio decine di siti da tutto il mondo. Poi uso Pocket per salvare tutte le notizie un po’ più lunghe che mi interessano e andarmele poi a leggere con calma dallo smartphone anche senza connessione dati, dal tablet o sul computer (è il mio segnalibro).

Come scegli gli autori che scrivono per FrizziFrizzi?

È una sorta di chimica quella che deve scattare subito con l’autore che si propone di scrivere per noi, per far si che lo scelga. Vengono quindi scelti per affinità creata nel momento di contatto. Sicuramente però teniamo conto anche delle precedenti esperienze per altri magazine. Ogni autore deve poi cercare di entrare il più possibile in sintonia con noi, con il modo di scrivere e in generale con l’atmosfera che si respira in FrizziFrizzi, pur mantenendo il proprio stile. Siamo un gruppo di disadattati per questo: un gruppo di personaggi particolari che aiutano a tenere alta quest’atmosfera. Noi abbiamo un’altissima mortalità: la maggior parte delle persone che ci chiede di scrivere per FrizziFrizzi, dopo aver ricevuto il nostro kit con linee guida, non si fa più viva; altri scrivono un articolo e poi ci abbandonano; quelli che restano invece lo fanno perché si è creata quell’affinità di cui parlavo prima.

Cosa non devo mai fare se voglio realizzare un magazine online di successo?

Innanzitutto copiare: nessuno è totalmente originale, ma copiare è un fenomeno da evitare. Me ne sono accorto tantissimo quando esplose il fenomeno delle fashion blogger. Un problema del genere nasce quando non ti senti unico e non sei te stesso. Invece la strada è proprio questa: essere sinceri al 100% non è mai possibile ma bisogna creare un proprio personaggio che rispecchi il più possibile se stessi.

Il tone of voice cambia fra un argomento e l’altro oppure è sempre lo stesso?

Cambia come cambia dopotutto nella vita reale. La voce stessa di ciò che scrivi cambia tantissimo in base al soggetto di cui stai scrivendo, dalla persona che scrive e alle volte anche dallo strumento che usi per scrivere! Per esempio la maggior parte degli articoli che scrivo sono scritti su tablet e le news invece le faccio al computer, e chiaramente vengono fuori due toni differenti. Nel mio caso è tutto molto spontaneo. Non penso mai a quale tono utilizzare perché non sono io a sceglierlo. Quello che faccio sempre è dare del “tu” al lettore, e non parlare con il “voi” come se mi rivolgessi ad una community, perché mi immagino che a leggere un mio pezzo ci sia una persona, non sette di persone allo stesso momento davanti allo stesso articolo (come si guarderebbe un programa alla tv sul divano tutti insieme). Cerco inoltre di essere più in confidenza possibile con il lettore. Infine bisogna sempre cercare di immaginarsi il nostro lettore, e questo si fa adesso molto rapidamente grazie ai social per esempio, e quindi scrivere anche in base a questo.

Fate SEO su FrizziFrizzi?

Praticamente mai fatta. Viene sempre tutto naturale. Sono la persona meno guru tecnologica con cui parlare di queste cose: tutte quello che è successo sul magazine e sui social è sempre capitato, come il tono di voce anche il posizionamento. Abbiamo sempre mantenuto una certa fedeltà a noi stessi e questo ha pagato.

Per quanto riguarda i numeri ha ancora senso pensare ad articoli di medio/lungo formato, quelli che vanno di più sembrano essere brevi?

Se guardiamo siti come Prismo o come RivistaStudio gli articoli di approfondimento funzionano ancora. Credo quindi che stia morendo la via di mezzo. Sui social vanno le pillole e l’approfondimento sui siti. In riviste come FrizziFrizzi c’è bisogno di un compromesso tra le due cose.

Per diventare contributor per articoli d’arte devo per forza avere delle referenze particolari?

Se mi volete scrivere fatelo a info@frizzifrizzi.com, ma abbiate un po’ di pazienza perché è una mail che controlla la mia compagna alle prese con i nostri bambini tutti i giorni. A noi non interessano referenze particolari come titoli di studio. Ci interessa la capacità di ricerca: è importante riuscire a cercare notizie e scriverle in maniera originale. Questo è quello che cerchiamo.

Come mai all’interno di FrizziFrizzi non c’è la sezione sport?

Ci piacerebbe però io non sono in grado e non abbiamo trovato chi potrebbe farlo. A me piace tantissimo Ultimo uomo, perché penso sia un sito davvero spettacolare, ed esistendo già un sito così, sono sicuro di non riuscire a fare di meglio. Questo vale anche per la musica: non è presente perché non mi sento in grado di scriverne e penso che scriva di musica lo deve fare in modo viscerale e avere tanta conoscenza.

Quanto è importante la content curation per mantenere rapporti e avere successo?

Noi siamo molto fortunati sotto questo punto di vista, perché sono tantissime le persone che ci scrivono per segnalarci articoli. Così abbiamo tante anteprime e del materiale in più rispetto ad altri. Pur avendo un sacco di materiale nuovo e in esclusiva abbiamo molta cura dei contenuti e questo lo apprezzano sia i lettori sia le persone che il contenuto ce l’avevano girato.

È necessario rispondere sempre ai commenti o qualcuno possiamo tralasciarlo?

Con l’avvento dei social i commenti sul sito sono notevolmente calati. In generale la mia politica in merito è: ringrazia chi ti loda, ringrazia chi ti critica e ha ragione, lascia perdere chi insulta gratuitamente senza aggiungere niente al discorso, lotta e combatti fino all’ultima goccia di sudore e di sangue se ti criticano ma ritieni di avere ragione. Io ho avuto negli anni epica lotte e molti colleghi mi chiamano quando ci sono troll nell’aria!

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Avete mai pensato a un magazine cartaceo?

No in realtà no, perché non credo che aggiunga qualcosa al panorama che c’è già. Potremmo cominciare a pensarci, ma in caso faremmo qualcosa di totalmente diverso da FrizziFrizzi, primo perché non mi piace portare l’online nell’offline, e secondo perché deve essere qualcosa di nuovo che non si perda nel marasma e nella saturazione del mercato.

Le shortbio di chi scrive su FrizziFrizzi sono molto particolari: quanto è importante essere unconventional per un blogger? 

Anche qua: non è che c’è una strategia. Viene molto naturale. Non pensiamo a tavolino a come deve essere scritta una bio. Siamo molto sinceri e da questo vengono fuori le biografie.

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