Cosa sono i “computer quantistici”? E se vi dicessimo che sono un’evoluzione dei computer “classici” in grado di sbloccare enormi potenzialità future?
Tutto ha inizio dal meccanismo alla base dei circuiti logici dei computer: il “transistor”. Il transistor è un circuito che, aprendosi e chiudendosi, permette il passaggio di informazioni dette “bit”, impulsi elettronici oppure ottici che, combinandosi tra loro, assumono i valori di 1 oppure di 0.
I transistor influenzano la potenza dei computer data dalla loro velocità di calcolo. Per aumentarla è quindi necessario aumentare il numero dei transistor. Se nei computer degli anni Cinquanta potevamo trovare 7 transistor, oggi in un chip delle dimensioni di un’unghia ne esistono 50 miliardi che misurano 7 nanometri. Si può dire che oggi un transistor è mille volte più piccolo di un globulo rosso.
Ma se li rimpicciolissimo ancora cosa accadrebbe? È qui che entrano in gioco i “quantum computer”, ovvero calcolatori che sfruttano le leggi della meccanica quantistica. Invece dei bit, questi computer utilizzano i “qbit” - i quantum bit, dei veri e propri bit “evoluti” in grado di assumere contemporaneamente i valori 0 e 1.
I computer quantici offrono possibilità mai viste, dalle applicazioni big data al miglioramento di processi su larga scala come le smart grid, il potenziamento dei processi di machine learning e le intelligenze artificiali, la nanotecnologia e la biochimica, tutte applicazioni impossibili per i computer tradizionali.
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